Bilancio Ue: l’Europarlamento 
respinge l’intesa tra i governi

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«Nella sua forma attuale non riflette le priorità e le preoccupazioni espresse» dai deputati

L’Europarlamento boccia l’accordo dell’Unione europea sul bilancio 2014-2020 ed esige delle modifiche. A Strasburgo è stata approvata una risoluzione (506 sì contro 161 no e 23 astensioni) che respinge l’intesa dell’8 febbraio tra i capi di Stato e governo perché il bilancio Ue «nella sua forma attuale non riflette le priorità e le preoccupazioni espresse» dai deputati. Il voto non equivale a un verdetto definitivo ma segnala l’avvio di un complesso negoziato in cui il Parlamento europeo cercherà  di salvaguardare alcuni programmi comunitari ritenuti comunitari come l’Erasmus o il Fondo sociale.

SCHULZ – «Questo è un giorno molto importante e un passo importante per la democrazia europea – ha commentato il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz -. Spero che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi troveremo un compromesso». «Nelle democrazie nazionali è normale che i governi presentino progetti di bilancio e che i Parlamenti le accettino o meno» ha affermato Schulz, sottolinenando poi che «sono i governi a doversi guadagnare la fiducia dei Parlamenti, non il contrario». Schulz, affermando di aspettarsi «un negoziato duro e tosto», ha precisato che «non ci sarà una trattativa sui soldi, per avere un miliardo in più o in meno». «Il primo obiettivo è definire le priorità politiche di spesa e sulla struttura della spesa», ha spiegato Schulz. Quindi ha indicato come linee rosse la clausola di revisione, la flessibilità oltre a «miglioramenti significativi alle risorse proprie» dell’Unione europea, in modo da svincolare il bilancio dai contributi nazionali. Inoltre il presidente ha sottolineato il «no» del Parlamento ad un bilancio in deficit, che non riproduca a livello europeo quella strategia che l’Ue rimprovera ai governi nazionali «Sono sicuro che la grande maggioranza dei cittadini europei – ha affermato Schulz – non vuole che l’Ue entri in un sistema che ha condotto un gran numero di stati membri nella deprecabile situazione in cui sono: di prendere impegni di spesa e non avere abbastanza soldi per onorarli».



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