Parlamento: Moavero e Catania riferiscono sulle prospettive del vertice UE sul bilancio

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Roma, (agra press) – In vista del vertice dei capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea che si terrà il 7 ed 8 febbraio e che sarà dedicato al bilancio UE, i ministri Enzo Moavero e Mario Catania hanno riferito alle commissioni riunite Affari Esteri, Bilancio e Politiche dell’Unione Europea di Camera e Senato sulle prospettive del negoziato. Moavero ha fatto presente che molto probabilmente il Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy proporrà ai leader dei ventisette un ulteriore taglio alla spesa comunitaria di 30-40 miliardi che si andranno ad aggiungere agli 80 in meno rispetto alla proposta della Commissione già proposti a Novembre. Tali tagli, secondo quanto anticipato da Moavero, dovrebbero interessare in particolare le spese di funzionamento e programmi come connecting Europe, sulle grandi reti infrastrutturali. La posizione italiana – ha spiegato ancora il Ministro degli Affari Europei – si basa in primo luogo sull’idea che il bilancio 2014-2020, il primo a ventisette, non debba essere anche il primo che vede una riduzione rispetto al periodo di programmazione precedente, perché questo non la metterebbe in grado di svolgere i compiti che le sono affidati. C’è poi – ha aggiunto – la considerazione del fatto che il nostro paese dal 2001 è contribuente netto, che questo saldo negativo è andato progressivamente aumentando, mentre al contempo l’indice di prosperità relativa dell’Italia rispetto agli altri membri dell’Unione è calato. Inoltre – ha continuato – l’Italia e la Francia sono gli unici due paesi che non godono del sistema di sconti e ristorni che si è consolidato nel corso degli anni. L’Italia, a fronte di questa situazione, chiede in primis che il bilancio complessivo non sia ridotto; che esso costituisca uno strumento per la crescita e la creazioni di lavoro, il che implica che i fondi per ricerca e sviluppo, reti infrastrutturali, PAC e coesione devono essere preservate; che ci sia una profonda riforma del sistema di sconti e compensazioni; che ci sia una riduzione del nostro saldo netto negativo.

Moavero ha poi ricordato che nella proposta Van Rompuy del novembre 2012, per l’Italia erano state previste due compensazioni specifiche di un miliardo ciascuno, uno per la coesione e uno per lo sviluppo rurale, che il governo chiede che siano mantenute ed eventualmente aumentate. Il Ministro Catania ha, da parte sua, fatto presente come l’idea che la spesa agricola comunitaria sia eccessiva e residuale, non sia “coerente con la realtà economica”. Questo perché – ha spiegato – l’agricoltura europea è in una situazione di forte contrazione della redditività a causa della globalizzazione e delle aperture fatte ai prodotti agricoli provenienti da altri paesi, cosa che giustifica la permanenza della PAC, in particolare – ha sottolineato – per l’Italia, molto colpita dalle aperture fatte ai paesi nord africani. Il Ministro delle politiche agricole ha poi messo in evidenza che l’Italia auspica una PAC finalizzata alla crescita della competitività delle imprese, e in questo senso che si vada a una crescita della spesa per lo sviluppo rurale rispetto a quella del primo pilastro.

Catania ha ricordato che la spesa agricola in Italia non ha mai avuto problemi assimilabili a quelli dei fondi per la coesione, cioè viene utilizzata interamente e che l’accordo del 2005 sulla ripartizione della spesa agricola tra gli stati membri non è assolutamente favorevole all’Italia. Infine, Catania ha detto di tenere particolarmente a che sia mantenuta la spesa per gli aiuti agli indigenti. Giudizi negativi sulla proposta Van Rompuy di novembre e su quella che si va profilando sono stati espressi da praticamente tutti i parlamentari intervenuti, molti dei quali hanno chiesto che l’Italia opponga il veto perché – come ha detto in particolare Emma Bonino (PD) – “questo non è un bilancio, è un insulto”. Rispondendo alle critiche dei parlamentari, Moavero non ha escluso la possibilità che l’Italia ricorra al diritto veto, in particolare se si profilasse un peggioramento del nostro saldo netto, e, nel ribadire le “linee rosse” del negoziato, ha sottolineato che non sarà possibile “accettare una riduzione della spesa agricola o per la coesione”. Qualora il Consiglio non raggiungesse un accordo in questa tornata, il Ministro ha detto che probabilmente il tutto slitterà a giugno, per cui quasi inevitabilmente si entrerebbe nel regime della gestione provvisoria del bilancio, in base al quale il tetto di spesa sarebbe quello del 2013, che verrebbe poi diviso tra i vari capitoli a maggioranza, nell’ambito di una procedura annuale



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